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offrendo silenziosamente il suo aiuto; ma ella lo respinse con la mano, accennandogli di stare indietro; ed egli si ritrasse, mortificato. Poi, quando furono rientrati nella casetta, e gli altri salivano lentamente le scale, rimase nell’ingresso, domandandosi che cosa doveva fare.

Chiuse la porta, cambiò di posto alla lanterna che la serva aveva tolto di mano all’infermiere e lasciato sul gradino della scala; infine si fece coraggio e salì anche lui, in punta di piedi, senza però avanzare dal pianerottolo.

Gli pareva di essere un intruso, un curioso che stesse lì a spiare i fatti dei vicini senza interessarsene gran che.

Attraverso gli usci aperti vedeva le camere illuminate, coi letti disfatti e le coperte per terra; in quella a destra, la più ampia, le due donne e l’infermiere s’affaccendavano per rimettere a letto l’ammalato. Prima di fuggire, l’infelice aveva avuto tempo di mettersi le scarpe: segno che era stato a lungo solo: e la moglie adesso gliele toglieva, frenando il suo tremito di sdegno contro l’infermiere. Ma gli occhi le lucevano e una espressione di grande energia le induriva il mento.

Quando il malato fu disteso sul letto, e ricoperto bene, ella introdusse la mano fra