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che appassionatamente altre volte lo aveva interessato, lo irritava, adesso, lo avviliva.

Temeva anche l’arrivo del marito di Ghiana; Dio sa che cosa poteva succedere: anche una tragedia. Ma passarono tre giorni, passò una settimana: nessuno veniva; e anche lui non andò più dai suoi vicini. Il rancore contro l’umanità intera lo riprendeva.

La mancanza delle cose necessarie che Ghiana usava portargli aumentava la sua tristezza; doveva recarsi più spesso in paese, per provvedersi di tutto; e un giorno s’accorse che la sua vicina di casa lo spiava dalla finestra: allora fece un lungo giro per non passare più davanti al prato.

Anche per l’acqua preferiva camminare, e andava a prenderla ad una sorgente lontana piuttosto che lasciarsi vedere al pozzo.

Intanto sopravveniva davvero l’autunno con gl’interminabili giorni di pioggia: il giardino era tutto coperto di foglie fracide, invaso di ranocchi che si confondevano con quelle: la sabbia sembrava tabacco; il vento urlava di continuo, mostri, elefanti, grandi uccelli sinistri, cavalli selvaggi di nuvole si affacciavano incessantemente alla siepe.

Caduta la sera egli si chiudeva in casa, accendeva la lampada e leggeva i giornali vecchi d’una settimana, e anche dentro le pagine stampate non c’erano che rombi di