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Una sera di vento andò ad attingere l’acqua dal pozzo. Quando fu là stette a guardare le finestre chiuse, senza luce, ed ebbe ancora l’impressione che la casa fosse disabitata.
Il vento era così forte che gli sbatteva il secchio sulla gamba; e gli portò via il cappello che svolazzò, rotolò, andò a sbattersi misteriosamente contro la porta della casa.
Sì, qualche cosa di misterioso pareva constringesse anche lui ad andare fino a quella porta.
Il rumore per quanto lieve dei suoi passi destò l’abbaiare del cane: una finestra si socchiuse, una voce domandò chi c’era.
Egli dovette rispondere.
Gli aprì la donna grassa coi baffi, che chiuse subito la porta salutandolo famigliarmente.
— Non ha paura del buio e del vento lei! Entri, entri: la signora viene subito.
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E di nuovo si sentì come stretto in una rete, nel salottino dove i mobili di giunco, il tavolino laccato, le tende sottili, avevano un tremolìo glaciale.