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in una lotta leggera: alcuni dicono di sì, altri di no: e i primi si sbattono contro i secondi per spogliarsi più presto, flagellandoli con crudeltà, poi tutto di nuovo si placa, in una stanchezza dolce, rassegnata.

Ma quando il velo del crepuscolo ricopre ogni cosa, il lamento ricomincia, e dà l’impressione che davvero la natura sia malata e non possa sopportare oltre in silenzio il suo dolore.

Cristiano non era superstizioso: ma aveva delle fissazioni. Adesso è questa, che la quiete intorno sia sconvolta dalla presenza degli abitanti della casetta bianca. Mai l’autunno è stato così precoce e agitato. Certe sere anche lui si sente travolto da quella disperazione, tanto che ha bisogno di uscire, di aggirarsi nel suo frutteto e mescolare la sua all’inquietudine della natura. E trasalisce nel sentirsi toccato da una foglia che cade: si ferma accanto alla siepe e tende l’orecchio ai guaiti del cane; va verso il cancello sembrandogli che qualcuno sia là dietro e non osi picchiare per farsi aprire....

Gli altri anni non era così; nulla turbava la sua solitudine.

A volte provava un sordo rancore contro i suoi vicini: eppure in quelle interminabili sere un insolito bisogno di rivedere gente viva lo spingeva verso la casetta.