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caduti frammenti di sole, tanto gli specchi d’acqua stagnante vi brillavano.

E sulla sabbia del sentiero si camminava come sulla neve, in silenzio, respirando l’odore dei garofani selvatici che veniva di sotto ai pini.

Come attirato da quell’odore Cristiano si avanzò lentamente; e andava sotto l’ombra luminosa dei pini ricordando quel giorno che s’era seduto fra le pietre della fabbrica: anche questa volta vedeva due occhi fissarlo dall’interno di un casottino di legno, accanto alla porta posteriore della casetta: era il cane.

Ma nonchè abbaiare la bestia uscì fuori dalla sua cuccia quanto era lunga la corda e si stirò e sollevò la testa con un piccolo guaito di gioia.

Allora Cristiano ricordò che gli era stato presentato e lo salutò con un cenno del capo come fosse un uomo.

Poi battè alla porta.


Una donna grassa e tuttavia agile, con due mele rosee per guancie, due stelle nere per occhi e due piccoli baffi sopra la bocca rossa, si affacciò con un panno in mano.