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Due giorni dopo, mentre usciva per andare al paese, egli vide Ghiana che pareva s’aggirasse furtiva in quei dintorni.

Il primo moto di lei, nel vederlo, fu di scansarsi, poi gli andò incontro a testa bassa come risoluta a vincere un pericolo: e quando gli fu davanti si fermò, silenziosa e rispettosa, aspettando ch’egli le parlasse; sia pure male, ma le parlasse.

Egli invece provava piacere a rivederla. Da due giorni non aveva più veduto anima viva, e l’incontro con la sua vicina di casa gli sembrava fosse stata un’allucinazione. Tutto era chiuso nella casetta: il cane non si faceva più vedere nè sentire: egli aveva l’impressione di essere nuovamente solo in quel deserto battuto dal sole d’agosto,

— Ghiana! E che fai da queste parti?

— Là, — ella disse, accennando con la testa verso la casetta, senza sollevare gli occhi, — è venuto a stare un malato: passavo ed ho pensato che forse compravano della roba.

— Che ci hai di buono?