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raggiunse. Ella faceva gesti di diniego; poi si lasciò prendere tutte le uova: e sorrideva, anzi, per qualche cosa che l’operaio le diceva accennando alla casetta della siepe; infine si allontanò dondolando i fianchi con l’aria lieta e lieve di quando riusciva a vender bene la sua roba.
E Cristiano fu vinto da un vero furore: gli sembrava che Ghiana fosse una sua serva e gli avesse disobbedito: poi si vergognò e s’inquietò di questa sua agitazione e decise di non aprire più il cancello alla donna.
Ella tornò egualmente e vendette la sua roba agli operai.
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Verso la fine di giugno la villetta sotto i pini era finita: bianca, piccola, a un sol piano sopra il terreno, con sole due finestre per lato, col tetto da una parte e una terrazza dall’altra, pareva, fra gli alberi grandi, una di quelle casette che si ritagliano nella carta per divertire i bambini.
La siepe intorno al terreno fu rimessa com’era, col varco che permetteva di entrare liberamente ad attingere l’acqua dal pozzo.