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con riconoscenza; eppure c’era qualche cosa di perfido nel loro splendore.
Egli prese quante più uova potè: non poteva prenderle tutte, che sarebbero andate a male perchè già cominciava a far caldo sebbene si fosse appena alla fine di aprile. Ghiana ripeteva, contandole sulla tavola:
— La vecchia aveva piacere le vendessi tutte.
Allora l’uomo urlò;
— Oh che sei la schiava di quella ruffiana?
E la sua voce risonò così insolita nel silenzio, che le cose intorno ebbero come un’eco di sorpresa: e il gatto s’inarcò, poi si stirò quant’era lungo con uno sbadiglio di soddisfazione.
Ghiana invece riprese la sua aria sorniona, rassegnata: raccolse le uova, salutò in silenzio e se ne andò.
E l’uomo cominciò a irritarsi contro sè stesso, che s’era abbassato a insultare una vecchia, per di più assente: ma quel senso iroso di gelosia non lo abbandonò. Andò a spiare attraverso la siepe, e vide Ghiana che passava dritta nel sentiero guardando davanti a sè: ecco però il vecchio operaio dagli occhi porcini balzar fuori dalla baracca e correre appresso alla contadina gridandole di fermarsi: era ancora svelto e la