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sollevare l’erba calpestata, guardava la sua siepe per assicurarsi ch’era impenetrabile.
Era impenetrabile, sì: sul cielo cremisi del crepuscolo pareva la muraglia nera d’una cittadella fortificata, con guglie sottili, pinacoli e merli.
Tuttavia egli tornò malcontento verso il pozzo e riprese l’anfora e il secchio pensando che una siepe è sempre una siepe, riparo irrisorio sopratutto quando ci sono donne e ragazzi contro la cui curiosità non ci si difende neppure con le muraglie vere.
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Eppure si ostinò a sperare, finchè una mattina sentì un tintinnio di sonagli e il grido dei carrettieri che portavano il materiale di fabbrica.
Era finita! Spaventate da quel grido brutale tacevano persino le voci della brughiera: solo rispondeva un’eco lamentosa che veniva dal mare.
Ed egli evitò di andare a prender l’acqua finchè tutto non fu di nuovo silenzio: e nella notte si svegliò con un senso d’angoscia dopo aver sognato che i carrettieri attraversavano il suo giardino; poi si rassegnò: nessuno veniva a disturbarlo, e se