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— È tardi, — disse guardando il finestrino. — Bisogna andare: i vecchi aspettano. Lui viene già fino al ponte, quando faccio tardi, e da lontano gli vedo brillare gli occhi di collera. Qualche sospetto lo hanno, veh; ma non m’importa. Purchè....

S’interruppe, accorgendosi subito d’aver sbagliato.

— Purchè? — egli domandò, ridiventando duro.

Ella abbassò gli occhi e arrossì come una fanciulla.

— Purchè voi siate contento.

Rimasero ancora un poco assieme, in silenzio. No, egli non parlava, non avrebbe parlato mai: non aveva parlato neppure nei giorni duri di una sua malattia, quando la donna, dopo averlo trovato sul suo giaciglio, solo, abbandonato come un lebbroso, s’era fermata ad assisterlo cristianamente: e neppure dopo, quando convalescente, nei primi bei giorni di febbraio, vinto dallo sguardo desideroso di lei, l’aveva posseduta.

Ella si alzò, si aggiustò il grembiale.

— Allora vado: tornerò lunedì mattina.

Rientrò nella prima stanza e riprese il paniere con uno sforzo un po’ esagerato, scuotendolo per far starnazzare la gallina; la gallina infatti mosse le ali ed ella brontolò qualche cosa contro la suocera.