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parole dell’offerta; ma dentro di me, ed anche con la bocca e col viso, se si era al buio, facevo le più orribili smorfie: e sentivo di peccare, ma non resistevo al peccato: e sentivo di essere un ingrato ma ne provavo quasi gusto. E invece di commovermi al pensiero che l’uomo designato dalla voce pubblica come un avaro e un usuraio era invece un silenzioso benefattore, mi permettevo di credere che tutti quelli che facevano elemosine e aiutavano i poveri fossero segretamente avari e usurai.,
«La mamma a volte pareva indovinasse i miei sentimenti e per punirmi mi costringeva di tanto in tanto a scrivere una letterina di ringraziamento al nostro benefattore. Era quasi sempre la stessa, con poche e fredde parole di riconoscenza: ma a me costava uno sforzo supremo come se con quella facessi una dichiarazione di miseria, d’impotenza, di viltà. Allora mi prendevo il gusto di tormentare la mamma.
— Se quello muore, — le dicevo, — la figlia ci caccia via: dicono che è più avara del padre.
— Tu crescerai, intanto, e non avremo più bisogno di loro: pensa a studiare e, se Dio vuole, potremo forse un giorno anche noi essere utili a loro.
— Sì, sì, ma se intanto quello muore....