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— Di’ un po’ la verità, — disse brutalmente — tu vuoi che ti regali la casa?
Un’espressione dapprima di sorpresa, poi di spavento alterò il viso di Ghiana: ella non capiva, o non voleva capire.
— Voi volete regalarmi la casa? Come sarebbe? Alessandro allora verrebbe a sapere.... e anche i vecchi....
Poi d’un tratto l’ira la vinse, la fece arrossire.
— Ah, mi viene voglia di sputarti in faccia, — gridò, alzandosi, coi pugni stretti sotto lo scialle. — Tu credi ch’io sia venuta a domandarti qualche cosa? Ti ho domandato mai nulla, io? Va, va, sei un signore ma sei un miserabile. E vi compatisco perchè... perchè...
Non terminò la frase, e si aggrappò alla sedia singhiozzando senza lagrime. Anche lui si sentiva profondamente sconvolto: quel voi ch’ella riprendeva a dargli subito dopo il momento d’ira lo colpiva più che l’ira stessa: sentì ch’ella glielo dava per rispetto a sè stessa, già pentita di averlo ingiuriato bassamente, e per la prima volta anche lui provò un senso di rispetto per lei: rispetto che però non placava lo sdegno.
— Tu mi compatisci, tu! Di che cosa? — gridò. — Dillo dillo subito.
Ella singhiozzava, piegata sulla sedia,