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dalle crespe della lunga gonna turchina: ma la vita era agile, con un bel dorso onduleggiante sul quale la stoffa della camicetta rosa aderiva come una seconda pelle.
Arrivata alla porta depose il paniere per terra e sedette sullo scalino della soglia, scuotendo la testa per mandar giù il cercine: poi scoperse lentamente il paniere, dentro il quale apparve, accanto ad una bottiglia di latte, una gallina nera con la cresta rossa, che pareva covasse un mucchio di uova.
Un ultimo riflesso del tramonto batteva sulla figura un po’ ambigua della donna, ravvivando il nero lucido dei suoi capelli pettinati con cura e la sua collana d’ambra falsa che pareva d’acini di uva matura.
L’uomo le si era fermato davanti e guardava dall’alto il paniere; anche il gatto allungava la testa verso la gallina, ma sfiorò col muso il vetro della bottiglia e si ritrasse spaurito.
La donna si era fatta pensierosa, quasi triste: trasse la bottiglia dal paniere, trasse un involto e se lo mise in grembo: aggiustò le uova contandole con le dita allargate; poi parve riprendere coraggio, sollevò il viso e cercò gli occhi dell’uomo coi suoi occhi liquidi. Invano egli tentava di sfuggire a quello sguardo: a poco a poco si lasciava attrarre, si dimenticava: i suoi occhi