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Ghiana tentava d’introdurre la mano tra le fronde e la rete per aprire di dentro il catenaccio: nel sentire che il padrone veniva, si ritrasse e accomodò subito il vuoto fatto tra le foglie: e quando egli aprì lo guardò rapidamente in viso, coi suoi occhi verdastri, maligni e timidi ad un tempo, per scrutarne l’umore.
L’umore non sembrava troppo cattivo: egli la guardava con sorpresa, nel vederla a quell’ora insolita; con sorpresa e anche con un certo piacere; ma si rifece scuro e severo nell’accorgersi che il viso olivastro e stanco di lei s’illuminava di un rossore di gioia.
Non voleva far piacere a nessuno, lui; e a nessuno concedere famigliarità: per questo appunto salutò la donna con cortese freddezza e dopo averla fatta entrare, la pregò di andare avanti: poi chiuse e la seguì, guardandola alle spalle.
Era una donna ancora giovane, con qualche cosa di animalesco nelle gambe dritte e dure e nei fianchi dondolanti ingrossati