Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 167 — |
peravano, smussandolo, tutti quelli che volevano giovarsene; ed io lasciavo fare; anzi ne provavo piacere: adesso, dopo tanta limatura di dolore sento che la mia bontà esiste ancora, anzi più intatta di prima; ma come il diamante sfaccettato non si presta più a diminuzioni; si dà tutta, o rimane dentro di me inutilmente preziosa come il diamante nel suo astuccio.
La donna lo ascoltava pensierosa, sempre tesa verso di lui con un senso di curiosità quasi infantile.
Egli si portò tutte e due le mani di lei al viso e parve, per un momento, volesse dire qualche cosa del suo segreto: poi riprese:
— Anche lei è buona. Solo una bontà come la sua poteva sacrificarsi come si è sacrificata. Per questo, anche, la ho amata, fin dal primo giorno che lei è venuta qui. Si ricorda? Giù, al pozzo: mi parlò subito di suo marito malato, ed io indovinai tutta la sua vita di tristezza e di sacrificio. E non sorrida di me, Sarina, se le dirò che questo è il mio primo amore... Questo... questo... Questa è la cosa grande, che mi rende quasi pauroso della mia felicità. Perchè io mi credevo condannato a non amare, a non essere mai amato. Non credevo più nell’amore, non credevo più nell’umanità: vivevo