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il cane taceva; e non abbaiò più neppure all’avvicinarsi di lui: capiva che oramai l’uomo voleva entrare nella casa con cuore sincero.

Solo l’aspetto ambiguo della serva, venuta ad aprire, tornò a turbare Cristiano.

— La signora è sola?

— E con chi vuole che sia?

— Allora può ricevermi.

— Chi lo sa? Così.... a quest’ora!

— Se tu stessa mi avevi detto di venire? Va a dirle che sono qui.

Rimase per alcuni momenti nella cucina tiepida rischiarata dal fuoco: tutto vi era ancora in disordine, ma un disordine lieto, come quello dei giorni di festa nella casa dove la gente pensa a godere.

Ed egli desiderò di sedersi accanto al fuoco e di aver lì il colloquio con Sarina: invece dovette passare nel salotto.

E il salotto, senza fuoco, era come sempre lucido e freddo, con riflessi come di luna: eppure la mano che Sarina, seduta a leggere presso la tavola, gli porse, era calda.

Non aveva bisogno di fuoco, lei: era tanto giovane ancora.

— Poco fa, — egli disse, rigido davanti a lei come un soldato, — sono venuto fino alla sua porta col desiderio di vederla e sa-