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il suo cuore a rispondere a quel canto, invece del morto.

Poi aiutò a sollevare la bara, e portarla giù e deporla sul carro. Una corona di palme e di rose così belle che parevano fìnte vi fu posata sopra; e gli uomini neri aggiustarono bene il largo nastro nero, che scendesse da una parte e dall’altra e vi si leggesse la scritta dorata: «Al caro estinto, la vedova ».

La vedova stava a guardare, con la testa avvolta in un velo nero. Disse che voleva seguire il carro a piedi, ma Cristiano la prese per il braccio e la costrinse ad entrare in una delle carrozze chiuse ferme davanti alla porta.

Nell’altra rientrarono i frati, che avevano contemporaneamente spento i ceri, ma se li portavano appresso come bastoni.

Il quarto cero rimase alla serva che stava lì immobile in mezzo all’agitarsi degli altri, come ad illuminare la scena. Ella sperava di seguire i funerali del padrone: quando vide che ciò non era possibile, spense anche lei il cero e se lo portò dentro, pensando che poteva un giorno servire per lei.

Ma uno degli uomini neri glielo riprese e lo rimise nei sacchi coi candelabri e la croce; per consolarla le disse sottovoce qualche parola galante, e anche lei gli sorrise, con gli occhi pieni di lagrime.