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e un mazzolino di criniera sulla fronte. Tutti e due scuotevano un po’ la testa dalla stessa parte e battevano a tempo la zampa destra sull’erba del prato davanti alla casetta, mentre due uomini vestiti di nero, anch’essi rassomiglianti fra loro, tiravano giù la cassa di noce e la portavano nella camera del morto.

Cristiano era sceso a riceverli e li accompagnava.

La cassa, ultimo modello, lieve e solida, si apriva e si chiudeva come un baule, senza rumore. Fu deposta in mezzo alla camera, ove il sole batteva più forte, e aperta che fu parve uno scrigno, con la sua bella fodera di raso bianco e il fondo ovattato.

La vedova s’inginocchiò per mettervi dentro un piccolo cuscino che volse e rivolse finchè non lo ebbe aggiustato bene; poi passò la mano sul fondo della cassa per assicurarsi che non era duro. Era soffice, intiepidito dal sole; ed ella si sollevò rassicurata.

Allora lei e Cristiano e la serva presero il morto, sollevandolo con cautela come per non svegliarlo e lo deposero nella cassa.

Ella tornò a inginocchiarsi e gli aggiustò i piedi, le vesti, le mani, del resto già così rigide che le dita non s’erano mosse; poi gli rimise intorno i fiori che la serva a mano