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già baciati: sguardo complice, beffardo e invidioso nello stesso tempo, e nello stesso tempo pieno di una espressione di rimprovero e di compatimento.

— Che facevi? — domandò la padrona, con una stizza causata non si sa se dal troppo tardare o dal troppo affrettarsi della serva ad aprire.

La serva si ritraeva, seguita dal chiarore del crepuscolo che la illuminava tutta sullo sfondo scuro della cucina.

— Il signorino sta molto male, — disse.

— Non l’ho abbandonato un momento, dopo ch’è andata via lei; non si è mosso più. Ho paura....

La padrona buttò per terra i pacchetti e i fiori e corse su a vedere. L’uomo la seguiva, ma, come la prima volta, non osò entrare nella camera, fermandosi sull’alto della scala, sotto il barlume verdastro della vetrata del tetto. E per alcuni momenti ebbe l’impressione di essere sospeso ad una grande altezza. Tutto era crepuscolo e mistero.

Dentro la camera la donna, china sul lettuccio, chiamava sottovoce:

— Giorgio? Giorgio?

— Giorgio? — gridò poi spaventata. E si abbattè sul lettuccio gemendo e dibattendosi, con la testa sul petto del marito,