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provava più quel senso di esaltazione, di gelosia, di desiderio che lo aveva abbattuto sull’orlo della strada.

Anche lei taceva: camminava rapida per riacquistare il tempo perduto e rientrare presto a casa; aveva in mano due pacchetti e un mazzo di fiori bianchi, luminosi nella penombra del crepuscolo.

La porta d’ingresso era chiusa. Dovettero fare il giro della casetta per entrare dalla porta di cucina; ma anche questa era chiusa.

Il cane cominciò ad abbaiare come vedesse degli estranei; e insisteva, specialmente al suono della voce di Cristiano.

Picchiarono più volte: la porta non si apriva.

— Che sarà accaduto? — domandò Sarina guardando fisso Cristiano come se egli avesse potuto dirglielo. Anche lui la guardò: stavano addossati alla porta sotto la piccola tettoia rischiarata da un ultimo barlume verdognolo del crepuscolo; e un senso di mistero pareva finalmente avvicinarli, come la paura di un pericolo che spinge due ignoti a tenersi stretti. Egli avvicinò il viso al viso di lei, fino a sentire il profumo della pelle vellutata: e lei sentì l’odore di terra e d’erba ch’era rimasto sul viso di lui: ma non arrivarono a baciarsi perchè la porta s’apriva.

La serva però li guardò come si fossero