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— Finalmente! Si poteva morire qui, e si stava freschi aspettando l’aiuto dei buoni vicini.

— Posso dire altrettanto io, — egli brontolò, con un piede sulla soglia, senza osar di entrare. — Sono stato malato.

— Sì, è dimagrito, infatti: e con tutti quei peli sul viso sembra un lupo uscito dalla tana. Ma perchè non entra?

Egli entrò con l’esitante timidezza delle prime volte; e invece di salire al piano di sopra andò in cucina e sedette in un angolo, come un servo.

— Come stanno? — domandò sottovoce.

— Il padrone pare stia un po’ meglio. Si è un po’ sgonfiato; ma, dice il dottore, ha la nefrite e il pericolo non è scongiurato. Se il male gli arriva al cuore può morire.

Cristiano sospirò, col viso scuro di barba fra le mani umide: pareva non avesse ascoltato le parole della serva perchè domandò:

— Il dottore è venuto?

— È venuto, le dico! Se non era lui come si faceva? Vedendoci così sole e disperate ha mandato un uomo per le provviste. Ma lui stesso ha consigliato la signora a non stare più qui, in questa tebaide, e appena il tempo si rimette cercheremo di andar via: è proprio da pazzi, star qui.