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cessero fatica a rompere le tenebre e a combattere col vento.

Cristiano sperava che la tempesta come di solito cessasse dopo il terzo giorno: al quarto, infatti, vi furono delle soste, ma dopo quelle la pioggia e il vento ricominciavano con più furore; e pareva cessassero solo per riprendere più forza.

Una intera settimana passò così: negli ultimi giorni il vento soffiava da tutte le parti e faceva penetrare l’acqua dalla porta e dalle finestre. Anche il tetto sgocciolava, e Cristiano dovette adoperare tutti i suoi recipienti per raccogliere l’acqua.

— Così almeno non vado al pozzo, — diceva beffandosi di sè stesso.

Un’umidità intensa inzuppava tutta la casa: le legna non s’accendevano; le provviste erano finite: e anche lui si sentiva tutto fracido, fuori e dentro, di una tristezza fredda disperata.

Gli pareva di essere solo nel mondo sommerso dal diluvio. Ben ti sta, Cristiano; così hai voluto e così sia.



Non sentiva più neppure il cane dei vicini abbaiare; forse anch’essi avevano abbandonato la casetta. Con questo timore e que-