Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 120 — |
chio. E perchè la sua illusione non poteva essere realtà? Egli sogghignava e palpitava, nel suo lettuccio, mentre gli oggetti intorno apparivano e sparivano alla luce dei lampi. Niente era vero: non esisteva, di vero, che il suo sogno.
— Dio, Dio, — gemeva, cacciando la testa sotto il guanciale e chiudendo forte gli occhi, — potessi credere e amare ancora! Così non posso vivere più, come il peso sulla bilancia vuota.
E in fondo si rallegrava, per questo suo ritorno a Dio.
— Fatemi amare ancora, poichè la vita è amore, e senza amore è morte. Non importa che io sia amato, o che sia amato e tradito: importa che io ami, che il mio dolore non sia più sterile e vuoto.
Da tre giorni continuava la tempesta. Egli mancava di pane, e pensava che di là dovevano mancare di tutto.
Quando apriva la porta la pioggia lo ricacciava dentro: e più che la pioggia la paura di andare nella casetta. Ma sentiva che più tardava ad andare peggio era: peggio o meglio?
La terza sera la tempesta raddoppiò di furore: il mugolìo dei tuoni, del vento, del mare si confondeva in un unico rombo incessante; e i lampi erano pallidi, quasi fa-