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di una rete di ferro, si volse diffidente a guardare se dal prato gli uomini lo vedevano.

Non lo vedevano, nè lui li vedeva: allora si guardò attorno rassicurato.

La solitudine e il silenzio erano tali ch’egli sentiva le tarantole e le cavallette muoversi tra le foglie. Il cielo limpido di aprile pareva una grande campana di cristallo sotto la quale la terra conservava una purezza intatta, primordiale. In fondo al sentiero il sole cadeva sopra una striscia di mare luccicante e sottile come un ago.

L’uomo aprì, e gli parve che in fondo al vialetto sabbioso del suo giardino, la porta scolorita della casetta gli sorridesse, aspettandolo; ma sorridesse a lui solo, perchè tanto essa col suo accigliato arco di pietra quanto i muri color d’arancia guasta della facciata si nascondevano, diffidenti come il padrone, sotto le ali rugginose del tetto spiovente.

Gli alberi, quasi tutti da frutto, gettavano la loro ombra su un terreno sabbioso, qua e là coltivato a erbaggi e a viti che parevano selvatiche: tutto aveva l’aspetto stentato dei luoghi dove c’è scarsezza d’acqua e abbondanza di vento; ma in quell’ora la luce del tramonto verniciava le cose; i rami più alti parevano di corallo, i fiori gialli in