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cando di non farsi scorgere dalla padrona che sta dietro la finestra nella camera del malato.
L’uomo si turba, abbassa gli occhi: non per il sorriso della serva, ma perchè s’illude che la padrona, dietro la finestra, stia a spiare il suo ritorno.
Ella infatti gli corse incontro fino all’ingresso e lo pregò di salire con lei.
— Guardi, — disse, scoprendo il malato che, al suo solito, si teneva nascosto sotto la coperta. — D’un tratto è diventato così.
Il malato sembrava un altro, tutto gonfio, col viso rosso e come d’improvviso comicamente ingrassato. Sarina gli premè un dito sulla mano, e sulla carne rimase un buco violastro: poi ella strinse fra le sue quella mano grossa, d’una grossezza molle, come piena d’acqua.
— Giorgio! Giorgio!
Il malato tentò di sollevare le palpebre gonfie: apparvero e disparvero gli occhi azzurri, spauriti, ma d’un terrore cosciente e rassegnato: e Cristiano ricordò di aver sentito dire che i pazzi quando stanno per morire riacquistano la ragione.
Subito però si disilluse: il malato tentava ancora di morsecchiare la mano che gli sfiorava il viso: e parole incomprensibili gli uscivano di bocca, con un mugolìo