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abbandono sulla terra. E sentivo che questo dolore non era per il platano tagliato, ma per tutte le altre tristezze della mia vita, per la mia disgrazia che d’un tratto mi si era rivelata con tutto il suo peso, per l’ingiustizia che la natura e la sorte mi facevano subire.

"Io non potevo amare", pensavo questo. Non potevo amare, né avere una vita come tutti gli altri, e sopratutto non potevo essere amato!

Tutt’al più potevo destare pietà, ed io, a mia volta, provare dell’odio.

E già lo provavo: ed era questo che mi faceva soffrire.

Pensavo a tutti i delitti misteriosi che vengono commessi nelle strade solitarie, nei boschi, e anche nelle grandi città, e di cui l’autore quasi sempre rimane sconosciuto: e in quel momento mi sembrava una rivelazione l’immaginare che questi assassini ignoti fossero tutti dei disgraziati come me. Poi a poco a poco l’indigestione mi cominciò a passare e l’ubriachezza si fece tenera. Sentivo voglia di ridere e piangere nello stesso