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scrisse svelta svelta e con caratteri chiari, appoggiando il taccuino alla mano che stringeva le cocche del grembiale.

Poi vedendomi impallidire mi guardò con pietà; e con un cenno della testa mi invitò ad entrare. Ma io non volevo entrare, non potevo fermarmi. La delusione era già tanto forte che il mio primo pensiero fu di tornarmene in casa della zia senza neppure aver visitato il terreno: d’un tratto però il dolore stesso che provavo mi fece apparire ancora più triste nel ricordo la casa della zia. Per un attimo ebbi l’impressione di uno che non ha più un punto di appoggio sulla terra; uno senza casa e senza nessuno al mondo e che non sa dove andare.

Scrissi sul taccuino alcune domande che volevo presentare alla ragazza e con le quali le chiedevo se era sola in casa, se poteva darmi qualche ragguaglio preciso circa i confini del mio terreno, ed altre cose; ma una dopo l’altra le cancellavo e infine strappai i foglietti e ne sparsi i pezzetti per terra all’avidità curiosa dei volatili che tentavano di beccarli; infine ripresi il cestino, ringraziai la ragazza con un inchino e me ne andai.

Il mio inchino la fece di nuovo ridere, ma volgendomi prima di allontanarmi vidi che mi seguiva con gli occhi, con un viso serio nel quale