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Per alcun tempo rimasero soli tutti e tre.

Anche Bona guardava il bambino ma non lo toccava: egli a sua volta pareva non curarsi di altro che dei suoi piedini con uno dei quali giocava un po’ irritato, come volesse staccarselo per averlo meglio fra le mani. D’un tratto si agitò tanto che fu per cadere dalla panca. Allora Bona lo prese per le spalle, se lo attirò contro il fianco: egli sollevò gli occhi a guardarla in viso, come sorpreso dell’atto di lei e curioso di vedere chi ella fosse: e quello sguardo la turbò fino al profondo delle viscere. Sì, anche lei aveva veduto altre volte quegli occhi: ma Elisabetta sbagliava dicendo ch’erano simili ai suoi: erano gli occhi del suo Elis bambino.

Disse subito a sé stessa che si sbagliava anche lei: si offese della sua illusione, del suo turbamento: le pareva di rubare qualche cosa al suo vero Elis commovendosi per questo falso Elis.