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— Se tu non lo vuoi, come dicono, me lo prendo io.
Allora Bona si animò un poco: anzitutto perché la signora era amica dei preti, eppoi perché una cosa ancora sopravviveva in lei: il senso della dignità.
— Chi dice che non lo voglio?
— Tutti lo dicono. Eppoi si vede: non ti commuove neppure il suo pianto.
Bona non discusse oltre; ma andata via quella e sopraggiunte altre donne, come il bambino non cessava di lamentarsi, si decise d’andare a vederlo. Era anche lievemente curiosa, dopo l’accenno di Elisabetta, di osservare se i loro occhi si rassomigliavano davvero, ma non le riuscì, perché il bambino volgeva il viso contratto dal pianto verso la parete e pareva volesse nascondersi.
Ella stette umiliata a guardarlo: non ne provava pietà, ma non s’irritava più.
Poi d’un tratto, mentre lei e le donne stavano di nuovo riunite in cucina, il bambino si chetò: Albina andò a guardare: tornò presso la padrona.
— Sa una cosa? Michele sta presso di lui e gli mormora delle paroline e la creatura lo guarda incantato e non piange più.