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con voce velata, come uno che s’è appena svegliato e racconta un sogno.

— Ricordi, Albina, quando Elis era così piccolo e voleva dormire con te per accertarsi se quanto tu dicevi delle tentazioni e degli spiriti era vero? Era coraggioso fin da bambino: ecco perché è andato incontro al pericolo, Albina.

Albina, sotto le coperte, frenava i suoi singhiozzi: ricordava, sì, e le parole della padrona, pur dette con calma, quasi con indifferenza, scioglievano il gelo del suo cuore, anche perché le pareva di aver quindici anni di meno e che il bambino sconosciuto fosse davvero il piccolo Eliseo.

— Come il tempo è passato! — proseguì la padrona, muovendo qualche passo nella camera rischiarata dalla sola fiammella nel bicchiere. — Mi sembra ieri ch’egli mosse i primi passi. Eravamo lì, nella stanza da pranzo; già da qualche giorno egli si attaccava a tutti i mobili e rideva, rideva, come pazzo di gioia per il miracolo che gli accadeva. Un bel momento si staccò dalla sedia alla quale si appoggiava, e stette da solo