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nervoso, desolato, di chi è all’estremo delle sue forze e della sua rassegnazione.

— E dategli qualche cosa da mangiare, piuttosto! Dico a te, Bona; e tu, vecchia cornacchia, non hai un biscotto da dargli?

Le due serve si ritrassero: la stessa Bona, come impaurita dal grido del marito, prese il bambino in grembo e cercò di farlo tacere. Fu portata una tazza di latte, un biscotto, un altro biscotto: questi argomenti furono validi più che tutte le moine delle donne a far chetare il bambino.

Egli prendeva e beveva e mangiava tutto con avidità, stendendo le manine sporche per difender la sua roba come fanno i piccoli gatti gelosi; quando fu un po’ sazio cominciò a battersi una di queste manine sul petto, per significare che tutto ciò che gli davano era buono e gli piaceva; e Bona lo capì subito, perché così faceva anche il suo Eliseo quando era bambino. Anche il marito doveva ricordare vagamente qualche cosa perché guardò il gesto del bambino, poi guardò la moglie e la vide più pallida del solito; allora s’arrabbiò.

— E adesso basta con l’ingozzarlo! Non è un animale, poi! Basta, Bona!

Ella intanto lo sfasciava dalla sciarpa di pelo.