Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/217

anche la calma e la fiducia che credevo di avere: in fondo un’angoscia mortale mi premeva, mi spingeva, e sempre quella paura strana, insistente, che la bambina fosse morta.

Ah, ecco, l’orribile verità l’ho detta.

Quei lumi si avvicinavano, o per meglio dire io andavo verso di loro senza badare ad altro: mi sembrava di sentir l’aria rinfrescarsi; forse ero vicino al fiume. Una casa, infatti, nereggiava dietro i pini, su uno sfondo grigio tempestato di stelle; due finestre erano illuminate e il loro chiarore penetrava fin dentro la pineta.

Io ricordavo la tragica sera in cui m’ero aggirato intorno alla casa di Fiora, col peso del mio amore che invano offrivo a lei, alla vita. Quel peso adesso l’avevo sulle braccia, fatto carne e spirito; ma adesso lo difendevo, lo volevo tutto per me, lo contendevo alla sorte.

Poco prima avevo sfidato lo stesso Dio a togliermelo: adesso andavo verso quel chiarore di casa abitata, per guardar bene in viso la mia