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incontrata per caso, con la sua bimba malata sulla spalla, con la sua mammella nera e tutto il suo aspetto di zingara. Chi sa chi è?

E se è una zingara davvero? Chi sa com’è povero e sporco il suo tugurio! Tratterà bene la mia creatura? E se la malattia della sua bambina è contagiosa? Perché togliere la mia creatura dal suo nido caldo e pulito, al suo avvenire di benessere, e buttarla come uno straccio in una capanna, fra gente sconosciuta? Tutto questo per una mia idea folle, per la mia disposizione alle cose cattive, colpevoli.

Forse Dio mi ha ricondotto sui miei passi per farmi ravvedere: ma intanto faccio il giro della casa del dottore, e arrivato alla parte del mare seguo la strada lungo la spiaggia per arrivare con più sicurezza al paese, prima di sera.

Il diavolo mi aiutava e mi spingeva. Passando davanti alla casa di Tobia vidi che la persiana e la porta a vetri del salottino erano socchiuse.

Era una sera tiepida, quasi estiva, con un cielo glauco ove già qualche stella appariva, lontana, come attraverso un velo d’acqua: nella strada