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Non l’avevo mai veduto in casa nostra. E neppure per un momento sperai nulla di buono dalla sua visita. Anzi i miei timori andavano oltre... Ecco, pensavo, viene per impormi di non frequentare più la sua casa.

Lo feci sedere presso il tavolino, al posto dove s’era seduto il nano.

Era tutto vestito di nero, con la cravatta rossa, ed ebbe cura di tirarsi su i pantaloni sulle ginocchia, lasciando vedere le calze gialle sugli scarpini gialli bene annodati.

Lo guardai bene in viso; era quasi un bell’uomo: arcigno e nero, ma quasi bello: sì, di profilo, col suo gran labbro sdegnoso rassomigliava a Dante.

Non so perché mi venne da ridere: non so perché; dopo il primo impulso di terrore, l’uomo mi destava un senso di allegria.

Egli se ne accorse; non si sdegnò; lo era già tanto! Però mi parve che dentro i suoi occhi foschi passasse come il riflesso ridente dei miei: e mi