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di sole penetrava per la prima volta dopo mesi e mesi nella mia cameretta e attraversava il mio letto.

M’alzai e corsi subito fuori, col desiderio di lasciare il paese, di andare pei campi, laggiù, verso la casa di Fiora. Ma il cielo si copriva di nuvole, si ricopriva e scopriva, tornava ad annuvolarsi; pareva si divertisse a dare e poi subito a togliere la speranza d’una bella giornata. Tornai a casa e cominciai a contare le ore che mi separavano dalla visita alla mia amica.

La zia preparava la colazione: nel vedere che io mi indugiavo a casa mi rivolse qualche sguardo inquieto. Io avevo il dubbio ch’ella sapesse tutto, che accettasse la mia amicizia con la famiglia Tobia ed anzi s’inquietasse perché quest’amicizia minacciava di rompersi: invece d’un tratto mi si avvicinò e mi diede un biglietto, allontanandosi subito senza aspettare la risposta.

E nel biglietto mi domandava perché non profittavo della bella giornata per andare a prendere notizie laggiù.

Mi alzai, un po’ smarrito; non era una voce misteriosa che mi ordinava di andare laggiù?

Troppo tardi, però. La speranza torbida del peccato mi annebbiava la mente: ed era davvero come una nebbia, che saliva dalla profondità