Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/173

passava di continuo la serva, con due lievi ciabatte che parevano la pelle che le si staccasse dai calcagni: passava e ogni volta mi sorrideva con gli occhi, con pietà non priva di malizia: passava il vecchio, scalzo per non sporcare il pavimento, e mi batteva la mano sulla spalla: passava il marito triste e arcigno, e pareva non accorgersi di me, tutto chiuso in una interna speculazione: passavano donne che portavano qualche cosa in cucina, e mi guardavano con curiosità benevola; infine la mia presenza era accettata e sopportata da tutti come quella di un essere perfettamente innocuo.

E io stavo fermo, quieto, come stava ferma e quieta a lavorare le sue maglie la donna presso il braciere. A volte la sua figura si disegnava così immobile sullo sfondo della finestra che pareva dipinta sui vetri. Solo le punte dei ferri del suo lavoro avevano uno scintillìo come di insetti luminosi volteggianti intorno alle sue dita Io stavo fermo, quieto; simile all’animale da preda in agguato: aspettavo sempre: uno sguardo di lei ed ero felice; ma aspettavo di meglio; di trovarci soli, finalmente.

Eppure non mi disperavo se questo momento non veniva mai: perché in fondo avevo paura, di questo momento: sentivo tanta poesia, tanta bellezza