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In questi giorni ho pensato tanto a quello che mi hai confidato: ebbene ti prego di concedermi la creatura che deve nascere: le daremo il nostro nome, le nostre sostanze: sarò la madre più appassionata che sia mai stata al mondo.

Ma io non posso proseguire: il sogno mi sembra tanto bello che mi spaventa e mi gonfia il cuore. Le lagrime mi offuscano gli occhi... Caro ragazzo mio...”.

Anch’io non ci vedevo più. Quando intravidi fra le lagrime le ultime parole "caro ragazzo, mio" mi sembrò che la donna si fosse alzata e mi accarezzasse i capelli, mi baciasse come si bacia il proprio sposo.

Un tremito mi agitava tanto da far tremare anche la lettera fra le mie dita: ella se ne accorse; piano piano si tolse lo scialle, come un velo nero: piano piano si alzò, mi venne davanti: e mi pareva alta, sempre più alta, come il padre suo davanti al mare: dominava, nascondeva tutto il mondo davanti a me; e i suoi occhi chiari, alti, come il cielo, attiravano i miei, bevevano l’anima mia.

Mi fu davanti, mi accarezzò i capelli, mi baciò come si bacia il proprio sposo: io le dicevo col mio gemito, affondando il viso sul suo collo