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che io, in quella lettera, avevo raccontato alla moglie del droghiere la mia avventura con Fiora, senza nominare la fanciulla, e l’impegno che m’ero preso di ritirare la creatura; e mi pareva che la mia disgrazia e le sue conseguenze non solo non mi facessero più soffrire, dopo avermi condotto fino alla morte, ma mi procurassero la soddisfazione di avere anch’io qualche cosa da dire, di rendermi interessante presso una persona che m’interessava.

Così camminando e pensando mi distraggo anch’io, finché si fa quasi sera. Il sole è andato giù senza riuscire a vincere il drago, il quale però, lasciato solo, si divora e si sbrana da sé stesso; il cielo pallido è sparso di code, di zanne, di piume che piano piano se ne vanno anch’esse. E ad un tratto pare che qualcuno accenda un lume: le ultime nuvolette si tingono d’oro, la spuma le imita: e il vento di tramontana ricaccia di là dal mare il libeccio e abbatte i cavalloni verdi. È il sorgere della luna.