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viso della donna che s’era fatto pallido e i suoi occhi, divenuti quasi neri, che mi guardavano attraverso un velo di lagrime.

Ma il vecchio mi batteva la mano sulla spalla come si fa coi bambini ingozzati; e ciò riprese a irritarmi. Scrissi su un foglietto: “Io spero di pagare il mio debito: ad ogni modo c’è l’ipoteca sul terreno. Vi ringrazio. Ne riparleremo”.

Quei due non insistettero. E io mi alzai per andarmene. In quel momento si affacciò dietro la tenda rossa il viso un po’ diabolico del droghiere; mi accorsi che la moglie nascondeva cautamente sotto la mano il mio foglietto, e giudicai prudente di salutare e di andarmene.

Ma ero un altro uomo oramai; non che sperassi davvero di pagare il debito, o avessi altre speranze concrete, ma perché la speranza in sé stessa era rinata in me. Sentivo che bastava domandare aiuto per ottenerlo: e qualche altra cosa di più profondo, di più misterioso, che ancora non confessavo a me stesso, mi faceva camminare agile e dritto e rivedere chiaro intorno a me.