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sciogliersi, intiepidirsi come l’aria a primavera.

La zia aveva pietà di me. Pietà, luce dell’anima nostra: la vita sarebbe così dolce e facile se gli uomini fossero disposti a riceverne tanta quanto son capaci di darne.

Ma no: la pietà della zia, per esempio, m’irritava, mentre io stesso, in fondo, ne sentivo tanta per lei.

Quando si finì di mangiare, quella sera, ella si alzò e andò in cucina, ma ogni tanto rientrava e mi si aggirava attorno, cercando sempre di non attirare la mia attenzione. Io leggevo, coi gomiti sulla tavola sparecchiata, ma pensavo anche ai casi miei. Pensavo che forse il vecchio marinaio aveva avvertito la zia di vigilarmi: lei mi vigilava: io mi nascondevo sotto le mie palpebre abbassate, ma lei doveva finalmente vedere tutto il mio dolore: ed io mi vergognavo come se lei mi vedesse nudo.

Come mi dava noia! Dio, Dio, perché non moriva, la zia? Sarei rimasto solo nella casetta umida e scura, solo come la fiera nella sua tana: a suo tempo mi avrei portato là dentro la mia creatura, l’avrei allevata io, senza l’aiuto di nessuno; io, io solo con lei nel mondo come in un’isola deserta.