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niente, cosa che non le accadeva mai. Aveva le mani in grembo, la testa bassa: e quelle mani scarne e stanche di vecchia zitella, e quei capelli grigi e tristi mi turbarono. I gatti e i piccioni la circondavano, le si posavano sulle falde del vestito, sull’omero, sul ginocchio: ella non se ne accorgeva.

Al mio avvicinarsi trasalì; e le bestiole volarono e scapparono via da lei come da un nido.

Le sedetti accanto e la guardai: e anch’essa mi guardò: e ci si sentì finalmente un po’ vicini, nella penombra della nostra tristezza e del cortiletto coperchiato dalla lastra vitrea del cielo crepuscolare.

Sentivo ch’ella doveva sapere qualche cosa del mio debito e se ne affliggeva. Dovevo ormai rappresentare per lei qualche cosa di mostruoso; uno di quei degenerati che sono il martirio delle famiglie: eppure non mi scacciava, non mi rimproverava neppure: perché? Mi venne in mente il dubbio che ella avesse paura di me: e infatti, sì, qualche volta avevo avuto impeti di odio e male idee contro di lei. Un brivido mi fece tremare l’anima al pensiero che forse ero capace davvero di farle del male.

Ancora una volta mi vergognai di vivere a carico suo, di non riuscire a procurarmi neppure il pane. E