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Se chiudo gli occhi mi sembra di essere ancora là.

I bambini si sono tutti buttati in mare come una torma di diavoletti di tutti i colori: l’onda spumosa si precipita contro di essi e pare voglia travolgerli, poi a misura che si avvicina si placa, s’insinua fra le loro gambe con furia bonaria e pare solo un po’ annoiata della loro lieve resistenza e della libertà ch’essi si prendono di scherzare con lei.

La folla dei bagnanti ripassa: sembra una interminabile mascherata, una festa in riva al mare. Donne coi capelli sciolti, seminude o vestite di veli svolazzanti sull’azzurro: bambini rossi che sembrano di corallo, uomini in maglia con tutte le loro brutte forme in mostra, bei giovanetti agili che volano fra cielo e mare.

La processione continua ore ed ore, dalla mattina alla sera, accompagnata dall’andare e venire dell’acqua luminosa.

Al tramonto la spiaggia si spopolava: allora vedevo il sole cadere davanti a me, rosso sul cielo rosso; e avevo l’impressione che si schiacciasse contro la lastra metallica del mare. Le paranze tornavano dalla pesca, a due a due, bianche come colombe: nulla mi commoveva.

Solo una volta mentre me ne tornavo a casa