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nel ritratto; anzi vedendomi ed accertandosi ch’ero proprio io, e che il mio aspetto non era del tutto rassicurante, mi guardò diffidente, poi si avvicinò a me esitando, e come io mi ero alzato in piedi mi accennò di rimettermi a sedere.

La donna lo seguiva; egli le disse qualche cosa ed ella si avvicinò alla finestra che dava sull’orto e chiamò qualcuno: ebbi l’impressione ch’essi avessero paura di me: tanto meglio.

L’uomo intanto si era seduto dall’altro lato della tavola, senza abbandonare la sua roncola. Allora io trassi il taccuino e ne strappai alcuni foglietti bianchi. Sul primo scrissi:

“Sono venuto a chiedervi la mano di Fiora. Voglio coltivare il mio terreno, e fabbricarci una casa”.

Spinsi il foglietto attraverso la tavola: l’uomo lesse; parve rassicurarsi; sollevò il viso e mi guardò. Ah, adesso, sì, i suoi occhi rassomigliavano a quelli del ritratto. Egli si rideva di me. Ma io tornai ad alzarmi, come sull’altura del mio terreno, e il mio aspetto e i miei occhi avevano certo qualche cosa di minaccioso perché l’uomo ripiegò tosto il capo e rilesse il foglietto. Io feci il giro della tavola, mi misi accanto a lui, dominandolo con la mia persona;