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passare la notte al buio, in quella casa sconosciuta, con quell’uomo che non era più il mio fidanzato e che di momento in momento diventava per me quasi un nemico. Eppure, quando egli annunziò che voleva fare una nuova corsa dalla Marisa per provvedersi di un lume, sentii bene che la sua presenza mi era necessaria più della luce stessa.
Io non sono stata mai paurosa, ma quel giorno tutto il mio essere era come capovolto: la bambina risaliva a galla nella sposa, la fantasia prendeva il sopravvento sulla realtà. Non era invero questa la realtà che avevo attesa dal mio viaggio di nozze; e le più piccole contrarietà, come gli oggetti nella penombra della sera, prendevano forme grottesche.
A nessun costo sarei rimasta sola un minuto, io che mi vantavo con me stessa della mia superba solitudine interiore: sola, in quelle stanze che mi erano apparse così intime, ma che di momento in momento si riempivano sempre più di ombre e di fantasmi.