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ceva parole dolci: anzi mi trattava quasi con durezza: pareva intendesse il senso di ostilità e di rancore che io provavo contro di lui.
Così mi impose di togliermi lo spolverino da viaggio che ancora indossavo, e di lavarmi.
Egli già metteva le robe a posto.
«Oh, metti pur via le mie cose; attacca nell’armadio i miei vestiti, fa’ sparire gli oggetti nuovi, coi quali m’illudevo di cominciare una nuova vita. Fa’ pure; tu sei il padrone: tu puoi comandarmi come una serva, fare di me quello che ti pare e piace. Anche il mio corpo è tuo; ma l’anima ferita no, no, è ancora mia.»
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— Ma si potrebbe sapere che hai? — domandò egli infine, quando ebbe riposto tutta la roba, e messa via anche la valigia in un camerino della casa.
— Nulla. Ho freddo.