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con l’annunzio del nostro arrivo. La donna verrà domani mattina. Per questa sera faremo alla meglio: o vuoi che si vada all’albergo del paese?
Così parlava mio marito, che dalla casa di Marisa aveva portato un involto, mentre con una chiavona che pareva quella di un carcere apriva la porta restìa della nostra nuova abitazione.
L’idea di andare all’albergo, piuttosto che passare la notte in quell’eremo flagellato dal vento, era lontana dal dispiacermi; ma avevo voglia di far dispetto al mio compagno, al quale facevo risalire la causa di tutti i nostri guai; e senza rispondere, e tanto meno dirgli di quel suono di violino che s’era già spento, attesi che egli aprisse la porta e la vetrata interna.
Con sorpresa piacevole vidi una grazioza stanza, d’improvviso illuminata dalla luce di fiori: le pareti verdognole e il soffitto di legno della stessa tinta, pareva riflettessero il colore degli alberi: certo lo rifletteva la cristalliera, in fondo, i cui vetri e le stoviglie colorate scintillavano lieti