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guarda benevola, quasi per incoraggiarmi a dar l’esempio alle sue figliuole sul modo di accalappiare il marito.

Il mio futuro marito si rivolge a me, lisciandosi l’una con l’altra le mani, e scuote la testa quasi per dire a sé stesso: vediamo se l’indovino.

— Signorina, — dice con voce insinuante, tendendo l’orecchio verso il mio viso, come per incoraggiarmi a parlare, sia pure in segreto; — mi faccia la grazia di confidarmi perché lei oggi si trova miracolosamente qui.

Il gioco, si sa, consiste nell’evitare, rispondendo, la parola perché. Io, invece, risposi d’impeto:

— Perché....

Non mi lasciarono proseguire: le ragazze si sollevarono, con la gola gonfia di riso; i giovanotti guardarono con beffa il mio compagno. Ah, disgraziato, con una sola parola ti lasci prendere al laccio?

— Penitenza! Penitenza!

Fu un grido generale.

Penitenza, a chi? A me che goffamente