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— Eh, sembra un brav’uomo.

E nei primi tempi parve come se egli neppure ci fosse. Usciva alla mattina, tornava alla sera tardi: noi si evitava d’incontrarlo. Ma la nostra servetta, curiosa e intrigante, era naturalmente al corrente di tutti gli affari di lui; quando ne parlava arrossiva:

— Vedesse, signorina, che vestiti, che camicie fini egli possiede. E le maglie e le calze di seta. E poi diventerà prefetto, e poi ministro: perché non cerca di sposarlo?

Io la respingevo. Dopo la prima delusione, sebbene riconosciuta in parte volontaria, ero diventata più dura, quasi selvatica: non leggevo più: lavoravo in casa, e più il lavoro era aspro ed umile, più mi ci immergevo, come per castigarmi dei miei passati vaneggiamenti. Mi accanivo a ripulire gli angoli più oscuri e trascurati della casa, i cassetti pieni di oggetti inutili, i ripiani degli armadi dove i miei fratelli, da piccoli, avevano nascosto le loro cartacce e gli avanzi dei giocattoli: e buttavo