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gno: i miei fratelli studiavano, e molti denari occorrevano per loro: mia madre lavorava e piangeva. Io stessa le proposi di licenziare una delle serve e di affittare una parte della casa, ed anche la camera degli ospiti, per la quale, dopo il periodo del sogno e della vana attesa, nutrivo un astio speciale. E fu essa invece che mi portò fortuna.
Si presentò un giorno una donna del vicinato, chiedendo in affitto la camera per un segretario della prefettura: lei stessa si sarebbe incaricata dei servizi per lui. Disse:
— È un signore di una trentina d’anni, sano, elegante, di buona famiglia. Pare sia anche ricco: adesso abita all’albergo, dove tutti gli vogliono bene. Le ragazze ne sono tutte innamorate.
Mia madre ci pensò a lungo: ma visto che non si dovevano avere rapporti famigliari con lui, le informazioni essendo ottime, il compenso per la camera alto, fu concluso l’affitto. L’inquilino si presentò; ma lo ricevette solo mia madre, che poi non seppe dirmi altro: