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mia madre, precedendo la serva che portava il caffè, e Gabriele cambiò discorso.
Tutti i suoi discorsi di quella sera rimasero stampati nella mia memoria come in un libro: non posso riferirli oltre perché ancora mi destano, nel rievocarli, un senso di malessere.
Poi venne l’ora di ritirarsi. Egli doveva ripartire all’alba: salutò quindi i ragazzi, e rivolgendosi a me disse:
— Ti manderò qualche libro, e cartoline con le vedute della Germania.
Io non osavo più guardarlo: e neppure lui mi guardava: non gli porsi la mano, né egli la cercò: ma le sue promesse mi strinsero la gola con un collare d’oro, come se egli mi avvinghiasse a sé per sempre.
«Io resterò qui con te, e tu verrai con me, per sempre;» così mi pareva mi dicesse: e quando egli fu sparito, nel grande vuoto intorno vidi solo gli occhi della mamma, anch’essi felici e spauriti per l’intesa che — ella lo capiva benissimo — si era già stabilita fra me e Gabriele.